28 GIORNI PARANORMALI: IL PARANORMALE RIDOTTO A SHOW

Il paranormale è un argomento affascinante, ma anche complesso. Richiede rigore, metodo e un approccio scientifico per distinguere fenomeni autentici da suggestioni, fraintendimenti o eventi spiegabili razionalmente. Netflix, però, ha deciso di ignorare tutto questo, trasformando l’indagine paranormale in un reality drammatizzato con scarsa credibilità e tanto sensazionalismo.

28 Giorni Paranormali si basa su un presupposto teorico: secondo Ed e Lorraine Warren, 28 giorni sarebbero il tempo necessario per permettere a un’entità di manifestarsi pienamente e interagire con gli investigatori. Questa teoria, però, non è mai stata verificata scientificamente, e la serie non fa nulla per testarla in modo rigoroso. Anzi, il format si basa esclusivamente sulle reazioni soggettive dei partecipanti, su percezioni emotive e su un utilizzo discutibile di strumenti che dovrebbero, in teoria, rilevare fenomeni paranormali.

Il vero problema: il NESPR e il tradimento della ricerca seria

Ciò che rende questa operazione ancora più discutibile è il coinvolgimento del New England Society for Psychic Research (NESPR), l’ente fondato dai Warren, che ha alle spalle decenni di indagini su alcuni dei casi paranormali più famosi della storia. Il NESPR avrebbe dovuto garantire che lo show fosse condotto con criteri metodologici solidi, per portare avanti un’indagine seria e basata su dati concreti.

Invece, 28 Giorni Paranormali si rivela un disastro metodologico. Nessun controllo incrociato, nessun esperto indipendente, nessun tentativo di falsificare le ipotesi. Solo reazioni teatrali e interpretazioni soggettive. Il NESPR, anziché dimostrare di essere un’istituzione scientificamente credibile, ha prestato il suo nome a un format che ridicolizza l’intero campo della ricerca paranormale, dando agli scettici ulteriori motivi per considerare tutto il settore una farsa.

Momenti di assurdità che mettono alla prova la pazienza di ogni ricercatore serio

Al di là dell’assenza di metodo, lo show è costellato di momenti al limite del ridicolo, che lo rendono più simile a una parodia che a un’indagine seria. Alcuni esempi emblematici:

1. Il medium posseduto (o solo molto teatrale?)

Uno dei sensitivi, dopo pochi giorni in una delle case infestate, inizia a comportarsi in modo strano: la sua voce cambia, diventa aggressivo e dichiara di essere posseduto. Fin qui, nulla di strano per un reality show paranormale, se non fosse che la scena assomiglia più a una recita esagerata che a un evento autentico. Nessun esperimento di verifica viene condotto: nessuno prova a escludere fattori psicologici, a misurare parametri fisiologici o a testare l’ambiente circostante con strumenti affidabili. La possessione viene semplicemente data per buona perché “si sente così”.

2. La lavanderia infestata (perché anche i fantasmi hanno bucato da fare)

In una delle location, i partecipanti rilevano un’intensa attività paranormale in… una lavanderia. Rumori misteriosi provenienti dalla lavatrice diventano la prova di una presenza inquietante. Nessuno si prende la briga di controllare se il macchinario abbia semplicemente problemi meccanici o se vi siano cause naturali per quei suoni. Dove non c’è metodo, ogni cosa diventa paranormale per default.

3. La spirit box e il potere della suggestione

Lo show usa frequentemente la spirit box, un dispositivo che scansiona rapidamente le frequenze radio e genera suoni casuali. Gli investigatori chiedono: “Sei qui con noi?” e sentono un rumore indistinto, che prontamente interpretano come un “sì”. Se il suono non è chiaro? Nessun problema, basta trovare un’interpretazione conveniente: “Ha detto ‘uccidere’!”. È una tecnica che si basa sulla pareidolia uditiva: quando il cervello cerca schemi riconoscibili in rumori casuali.

4. La profezia che nessuno verifica

In un episodio, un sensitivo afferma di avere una visione dettagliata di un omicidio avvenuto nella casa infestata. Ma invece di provare a verificare la sua intuizione con documenti, archivi storici o qualsiasi tipo di prova oggettiva, il gruppo decide di credergli alla cieca. La ricerca paranormale non può essere basata solo su sensazioni e convinzioni personali, ma lo show non sembra preoccuparsene minimamente.

Il vero ricercatore del paranormale: coraggio, metodo e trasparenza

Un vero ricercatore del paranormale non fugge di fronte a ciò che può sembrare anomalo. Al contrario, si immerge nel fenomeno per documentarlo nel modo più trasparente e scientifico possibile. Il suo compito non è confermare l’esistenza del paranormale, ma esplorare, mettere in dubbio, verificare e registrare con precisione. Dove lo show vede fantasmi, il ricercatore vede variabili da analizzare, dati da raccogliere e spiegazioni razionali da escludere.

L’impatto negativo sulla ricerca paranormale

Uno show del genere non è solo un’occasione persa: è un danno per chi studia il paranormale con serietà. Per chi lavora con metodo, l’obiettivo è raccogliere prove, escludere spiegazioni razionali, utilizzare strumenti con criteri scientifici e mantenere un atteggiamento critico. 28 Giorni Paranormali, invece, presenta tutto il contrario: ogni evento inspiegabile diventa automaticamente paranormale, ogni reazione emotiva è considerata una prova, e nessuno si preoccupa di mettere in discussione le proprie ipotesi.

Il risultato è un prodotto che alimenta sia la credulità ingenua che lo scetticismo aggressivo. Chi già crede nei fantasmi troverà conferme acritiche, chi è scettico vedrà rafforzata l’idea che il paranormale sia solo una montatura. E chi lavora seriamente in questo campo? Verrà messo sempre più in difficoltà nel cercare di far capire che il vero studio del paranormale non è questo.

Conclusione: intrattenimento puro, ma dannoso per la credibilità del paranormale

Se guardato con spirito critico, 28 Giorni Paranormali può essere un guilty pleasure perfetto: una serie da commentare con amici tra una risata e l’altra, scommettendo su chi sarà il primo a dichiarare di essere posseduto. Ma come tentativo di esplorare il paranormale con serietà, è un fallimento completo.

Il NESPR ha perso un’occasione importante per dimostrare che il paranormale può essere indagato con metodo. Invece, si è piegato alle esigenze dello spettacolo, riducendo la ricerca a una serie di scene melodrammatiche che sviliscono un intero campo di studio.

Voto finale: 4/10 per chi cerca intrattenimento, 1/10 per chi cerca il vero paranormale.

Nancy Ghislanzoni

Nasce a Casnigo (BG), investigatrice del GHT dal 2011.
Studiosa di esoterismo, occultismo, parapsicologia e scienze forensi.
Referente principale del team.
Ama tutto ciò che è arte e mistero.

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